Storia del motore F.I.R.E.

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Motore Fiat FIRE – Una storia italiana

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Motore Fiat FIRE – Una storia italiana – Impossibile non ricordarlo. Al tempo venne riconosciuto come uno dei motori più tecnologici mai costruiti. E nulla vi fu di più vero. Sofisticata fu la tecnologia in fase di sperimentazione, così come elevato fu anche l’utilizzo delle potenze di calcolo disponibili allora.
Abbiamo parlato del motore FIRE in una serie di articoli singoli che hanno riscosso un grandissimo successo tra i nostri lettori, tanto che abbiamo deciso di riproporvi gli argomenti all’interno di un’unica trattazione e per l’occasione abbiamo deciso di fornirvi ulteriori informazioni che non vi avevamo dato nelle puntate precedente. E per farlo, utilizzeremo delle immagini rraccolte direttamente dai nostri archivi, che rappresentano una delle maggiori ricchiezze della nostra casa editrice.
Il motore FIRE 1000 e la sua progettazione
Tra i punti di forza del progetto FIRE 1000, perché così andrebbe correttamente scritto, visto che si tratta di un acronimo (FIRE, Fully Integrated Robotized Engine), possiamo annoverare la già anticipata sofisticata tecnologia di progettazione e sperimentazione, il ridotto numero di particolari, rispetto al motore 903 che andava a sostituire, l’eccezionale compattezza e la massa ridotta (solo 69 kg). Tutta la potenza di calcola che è stata messa a disposizione per il progetto del FIRE 1000 ha consentito di portare in produzione il motore in soli quattro anni, dai primi studi di fattibilità. Con ben 95 componenti in meno rispetto a quelli presenti nel 903, che pesava 78 kg, 9 kg in più rispetto al leggendario FIRE 1000, il  4 cilindri più moderno dell’epoca si presenta strutturalmente più solido e più duraturo del 903.
I collaudi e la produzione
Per la verifica del quattro cilindri Fiat sono stati utilizzati quattro banchi automatici per effettuare prove speciali. Questi banchi erano allestiti in cabine fonoisolanti e a temperatura controllata. Su di essi venivano effettuate prove statiche e dinamiche a freddo e a caldo, sulla totalità dei motori. Il motore FIRE è stato, a suo tempo, la perfetta sintesi di quello che poteva essere considerato il top nel suo settore. Era considerato un motore diverso, tutto nuovo e, soprattutto, si trattava di un’unità progettato insieme con lo stabilimento che poi lo avrebbe prodotto. Le sue mission in termini di massa ridotta, fuel-economy, eccezionale rendimento, affidabilità e produzione automatizzata furono tutte raggiunte. Nessuno può negare il successo di questo propulsore. I suoi discendenti sono presenti ancora oggi su vetture di ultimissima generazione. Ne riparleremo ancora a breve.
La carta di identità del FIRE 1000
La prima generazione del piccolo motore Fiat si presentò ai nastri di partenza con le seguenti caratteristiche:
– 4 cilindri in linea;
– alesaggio: 70 mm;
– corsa: 64,9 mm;
– rapporto corsa/alesaggio: 0,927;
– potenza massima 45 CV @5.000 giri/min;
– coppia massima 80,4 Nm @2.750 giri/min;
– 1 carburatore monocorpo Weber 32 TFL/250;
– testa cilindri in lega leggera;
– albero a camme in testa, azionato da cinghia dentata;
– valvole (di aspirazione e scarico) verticali e parallele;
– 5 supporti di banco;
– albero motore in ghisa.
Misure alesaggio per motori FIRE 1000 e 750.
 
Diametro collettori di scarico per motori FIRE 1000 e 750.
Motore FIRE 1000 – Una storia da raccontare
Il 4 cilindri Fiat, universalmente noto con l’acronimo di FIRE (Fully Integrated Robotized Engine), è un propulsore che fa parte della nostra storia e sul quale non si finirà mai di imparare. Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un primo articolo introduttivo sulla nostra rivista dedicata al vintage, un articolo che ci è servito per riassumere i tratti salienti del progetto FIRE, così come lo intese Fiat a metà degli anni ’80. Continuiamo ora ad esplorare ciò che forse è ancora poco noto. E per farlo partiamo dall’altrettanto storico 903 cc, che ha mosso lungo i trent’anni della sua carriera mostri sacri come la Fiat 850 e la Fiat 127. Quanti ricordi, quante ore divertenti passate in officina e nei garage di casa, ad esempio, per regolare il gioco punterie e portare la silenziosità di un aste e bilancieri sui livelli di un motore con albero a camme in testa. Il piacere durava poco, perché quell’assieme di aste, bicchierini e bilancieri impiegavano molto poco a riprendere gioco per tornare a ticchettare come sempre. Ma non era un problema. Era l’occasione per tornare in officina con uno spessimetro, una pinza e una nuova guarnizione del coperchio punterie. Poi, Fiat varò il progetto FIRE. Giustamente! Serviva aria nuova, perché di anni ormai ne erano passati tanti. Il nuovo motore doveva nascere altrettanto affidabile, doveva consumare meno, andare di più e durare altri trent’anni. Non credo vi sia qualcuno oggi in grado di mettere in discussione la lungimiranza di Fiat. Quel motore, con tutte le sue evoluzioni è presente ancora oggi su vetture nuove, parcheggiate nelle concessionarie e in attesa di essere consegnate. Una delle maggiori differenze tra il motore FIRE e il 903 cc sono il numero dei componenti, 273 particolari contro i 368 del 903. Lo stesso basamento, di cui abbiamo dato cenno nell’articolo precedente, pesa 18 kg, ben 6 kg in meno rispetto al monoblocco del 903. Il FIRE è anche il motore che in qualche modo rilancia l’utilizzo avanzato della ghisa, così avanzato che ad essere realizzati con questo materiale ad elevato contenuto di carbonio sono il monoblocco, ovviamente, i cappelli di banco, l’albero motore, le bielle, l’albero camme, il volano, le guide delle valvole e gli anelli di tenuta dello stantuffo. Sempre grazie alla ghisa è stato possibile limitare lo spessore delle pareti del monoblocco a soli 4 mm. Ma andiamo ancora più in profondità. L’albero motore del FIRE 1000 pesa 5,93 kg, mentre quello del quattro cilindri da 903 cc
raggiunge i 7,4 kg. La testata e in lega leggera e viene realizzata in un unico pezzo. L’automatizzazione e l’ottimizzazione della produzione e dell’assemblaggio sono state talmente perfezionate che i tempi di fabbricazione sono stati ridotti della metà, sempre prendendo come termine di paragone il 903. Ma il FIRE sa essere ancora più incredibile. Si pensi che tutte le viti e tutti i bulloni sono stati pensati per essere raggiunti da chiavi a tubo dritte. Tutte le viti sono dotate di rondelle imperdibili e la maggioranza degli assemblaggi parziali, cioè dei sottosistemi del motore stesso, non può essere realizzato in maniera errata, perché c’è solo un verso di montaggio. Insomma, un motore nel segno della totale efficienza, tanto che anche le resistenze per attrito sono state ridotte del 40%. E sebbene i suoi 45 CV possano sembrare pochi, si tenga conto che sia la potenza, sia la coppia, erano al tempo paragonabili a quelli di motori di cilindrata superiore. A breve ne parleremo ancora.
1985 Lancia Y10 FIRE.
Valori di corsa per motori FIRE 1000 e 750.
Ancora un po’ di storia
Era l’estate del 1980, precisamente la fine del periodo estivo, quando Fiat decise di sviluppare questo nuovo motore. Bisognerà aspettare il luglio del 1981 per vedere il primo prototipo in funzione sul banco prova dei laboratori di Fiat Auto a Mirafiori (Torino). Il secondo semestre dell’anno viene utilizzato per affinare il progetto attraverso mesi di sperimentazione e i risultati non tardano ad arrivare; il nuovo FIRE 1000 consuma il 15% in meno del 903 montato sulla Fiat 127. Questo risultato viene confermato anche dalle due prove di durata di 500 ore, sempre su banco prova. In Fiat sono galvanizzati. Chi non lo sarebbe stato? Si pensa quindi alla progettazione dello stabilimento che dovrà sfornare 2.100 motori al giorno (giornate di 12 ore), quindi con una cadenza di ben 20 unità al secondo. Nasce quindi la fabbrica più avveniristica di questo settore produttivo. L’Italia è gettata nel futuro dell’auto. Il 1982 e il 1983 sono anni di ulteriori lavori di affinamento, tanto che lo stesso centro stile viene interpellato per rendere il motore “più bello”. Il 1984 viene interamente impiegato per allestire le officine e parallelamente inizia la produzione in pre serie. Il 18 settembre del 1984, al Centro Sicurezza Fiat di Orbassano, viene ufficialmente presentato al pubblico il FIRE 1000. Il futuro è già iniziato.
Caratteristiche geometriche della testata dei motori FIRE 1000 e 750, con particolare riferimento al lato di aspirazione.
Motore FIRE 1000 – Produzione e assemblaggio
Lo sviluppo del FIRE 1000 ha coinvolto numerosi settori tecnologici, produttivi e di test messi a disposizione da Fiat Auto e da altre aziende di primaria importanza. A partire dai Laboratori di Fiat Auto per arrivare fino alle gallerie del vento e alle stanze climatiche o, ancora, ai circuiti di prova di La Mandria e di Nardò. Il Centro di Ricerche Fiat ha poi contribuito sensibilmente nelle ricerche e, se dobbiamo lodarlo per qualcosa di specifico, dobbiamo sicuramente ricordarlo per la camera di combustione Bath Tub, che si caratterizza per le due zone di squish assialsimmetriche e per l’estrema compattezza. La progettazione degli impianti, delle strutture e dei servizi di stabilimento è stata affidata alla Fiat Engineering, mentre per l’allestimento delle linee di montaggio di Termoli 3, Fiat ha usufruito della collaborazione della Comau, che tra l’altro ha allestito la sala motori automatica più sofisticata del mondo. Un’altra grande novità è rappresentata dallo sviluppo del nuovo stabilimento, con le officine che sono nate di pari passo con il motore. Con target fissato su una media di 2.100 motori al giorno, cioè uno ogni 20 secondi, il sistema di produzione doveva però essere già pensato per garantire un’elasticità tale da permettere variazioni tra i 1.800 e i 2.600 motori al giorno. Ma non solo. La lungimiranza di Fiat, allora, andò ben oltre. Lo stabilimento doveva poter produrre anche altre versioni derivate dal FIRE 1.000. Nasce quindi uno stabilimento con cinque linee di lavoro totalmente parallele, il magazzino e le aree di montaggio per teste cilindri, gruppo biella-stantuffo e basamento. Tra le aziende fornitrici del motore FIRE 1.000 troviamo Weber, Magneti Marelli, Gilardini, Teksid (con le sue divisioni Castek per la ghisa e Alutek per le leghe leggere). Lo stesso collettore di aspirazione è un prodigio della tecnologia meccanica, perché Teksid utilizza, per la prima volta all’interno di un produzione per grande serie, il sistema di fusione Policast che fa uso di modello in polistirolo espanso a perdere. La testata in lega di alluminio è una certezza, anch’essa marchiata Teksid e, per chi non lo sapesse, Fiat fu la prima casa automobilistica ad adottare una testa in lega di alluminio per la produzione in serie. Era il 1928. Con i 48 chilogrammi di ghisa forniti dalla Teksid per ogni motore, si ricavavano blocco cilindri, albero motore, cappelli di banco, bielle e relativi cappelli di manovella, albero a camme, volano e collettore di scarico. I transfer, o se volete le transferte (dipende come volete chiamarle), erano 53, 9 i torni automatici, 24 le rettificatrici automatiche, più 19 lavatrici in trasferta, altre 19 macchine di lavorazione speciale e altre 14 a controllo automatico. Le testate venivano lavorate con metodi automatici da far invidia alla maggior parte dei costruttori mondiali: per realizzare le testate vengono utilizzati 13 transfer per 88 operazioni di lavoro. A fine linea, in aggiunta ai controlli messi in campo durante le lavorazioni, i calibri automatici programmabili eseguivano sui pezzi finiti una serie di controlli dimensionali e geometrici. In pochi secondi, venivano effettuati 84 controlli su tutte le facce della testata e i risultati venivano stampati su un apposito documento.




La sala prove motori più avanzata del mondo
Così era infatti a metà degli anni ’80. Con le sue 19 stazioni per la prova a ciclo automatico, le 10 stazioni di riparazione e le 12 di preparazione e scollegamento, queste sale sono servite per mettere alla prova i motori secondo specifiche di progetto e di collaudo ben precise. Il collaudo ha interessato il 100% dei motori prodotti e le prove venivano effettuate con la seguente cadenza: 63” a freddo su tre banchi automatici, 84” per la prova dinamica all’interno di 4 cabine automatizzate, 252” per le prove a caldo in altre 12 cabine sempre automatiche. Un ulteriore banco prova è stato dedicato ai test di durata e affidabilità, effettuati in percentuale sui motori collaudati. Insomma, un’eccellenza, come tante altre di cui il nostro Paese deve e dovrà andare fiero.
Motore Fire 16 valvole (1242 cc) – 86 CV.

1983 Fiat Uno.
L’epopea del motore FIRE
A soli 30 mesi dall’inizio della produzione del gennaio 1985, il motore FIRE prodotto da Fiat raggiunse il fatidico milione di unità prodotte. Fu la prima volta nella storia della Fiat che un’unità venne prodotta in così tanti esemplari e in così poco tempo. Questa capacità produttiva, che a regime portò la produzione fino a 3.000 esemplari al giorno, fu il risultato dell’innovativa filosofia industriale che portò alla realizzazione dell’impianto di Termoli 3, quello che allora fu l’impianto più automatizzato al mondo. Ho recuperato dagli archivi della nostra casa editrice tutti i comunicati e tutto il materiale che dalla metà degli anni ’80 in poi fu consegnato alle varie testate di settore. Su questi documenti di grande valore si leggono informazioni e affermazioni che ci fanno ritornare ai fasti di Fiat e alla creazione di un motore che ha fatto storia e scuola. “Il FIRE è stato definito il capostipite di una nuova generazione di motori, perché nonostante la sua struttura convenzionale è estremamente avanzato e innovativo nella filosofia di progettazione, vista in funzione dei mezzi e sistemi produttivi e della loro completa innovazione. Le specifiche soluzioni costruttive adottate sono state pensate in quest’ottica”. La stessa denominazione FIRE, iniziali di Fully Integrated Robotized Engine, fa riferimento diretto ai sistemi automatici e altamente robotizzati che ne caratterizzano e qualificano la produzione”. Questo è ciò che si legge su un comunicato che anticipa gli investimenti in essere per portare la produzione dei motori dai 2.100 al giorno fino ai 3.000, sempre al giorno. Sebbene molte delle notizie che troverete all’interno di questo scritto siano dedicate al motore FIRE nel suo complesso, e più in particolare al 1.000, tutti sappiamo molto bene che nel vivo della sua produzione di fine anni ’80, la famiglia FIRE comprendeva due motori di base, il 1.000 (900 cm3) per l’appunto e il 750 (769 cm3). Queste due unità davano origine a 26 differenti versioni che soddisfacevano le normative e le richieste dei diversi paesi in cui venivano commercializzate. Ricordo anche che il FIRE esordì sulla Lancia Y10 e in tempi successivi sulla Fiat Uno 45 e sulla Fiat Panda 1000.

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Re: Storia del motore F.I.R.E.

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Re: Storia del motore F.I.R.E.

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Re: Storia del motore F.I.R.E.

Messaggio da patalonzo »

Il motore che ha fatto e continua a far lavorare il meccanici di tutta Europa...

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