Giusto per parafrasare Troy Mc Clure "sicuramente vi ricorderete di me per la mia Pangas con lo strano quadro e altre diavolerie varie".
Bene, molti di voi non sanno che in realtà io nasco come motociclista e mi sono deciso a pubblicare questo post perché... lo scoprirete proprio alla fine.
La mia carriera da teppistello su due ruote inizia in Calabria, mia terra d'origine, con un glorioso Garelli NOI (nella foto un Garelli NOI blu. Il mio era rosso con le ruote a raggi e la sella lunga).
Avevo forse meno di 14 anni. In realtà il Garelli era di mio zio che me lo dava per farmi fare alcuni giretti in paese. Andava come un treno perché un tempo non c'erano limitazioni di velocità. In realtà anche il casco era un concetto vago. Gli unici due significati che al tempo davamo al casco erano: il casco che alcune signore usavano per asciugarsi i capelli e IO CASCO tempo indicativo presente, prima persona singolare del verbo cascare.
Comunque è stato un motorino che mi ha dato grosse soddisfazioni. Appena compiuti 14 anni ho girato in lungo e largo i paesini limitrofi. Il Garelli NOI ce l’ho ancora ed è perfettamente marciante. Non ho mai dato un nome al mezzo.
Passano gli anni, i miei amichetti si fanno i fighetti con il Piaggio SI e allora stresso i genitori per averne uno.
A 16 anni io andavo in giro con il Piaggio SI color Blu Petrol.
Questo è stato il mezzo che ho modificato più di tutti. Eravamo una banda formata da 4 “siiisti”. Tutti volevamo prevalere l’uno sugli altri. E allora vai di marmitte Polini e/o Leo Vinci, cilindrate 55, carburatori, variatori… che ricordi. Nel massimo del suo splendore, il mio SI arrivava alla ragguardevole velocità di 80km/h… che matto! Con quei freni a tamburo sottodimensionati e quel telaio che sembrava aprirsi in due dalle vibrazioni e ovviamente senza casco è un miracolo che io vi stia scrivendo qui. Il Piaggio SI ce l’ho ancora, l’ho riportato tutto con i pezzi originali, parte al primo colpo ed è tenuto in perfette condizioni. Il suo nome è CARMELA.
Arriviamo all’età dei liceo. Volevo un “mezzo più performante”, un mezzo con le marce. All’epoca c’era la diatriba tra i “fiftysti” e i “bullisti”.
Io optai per il Malaguti Fifty top colors.
Quando lo comprai era “strozzato” dalle varie limitazioni e aveva tre marce. Con il tempo misi la quarta marcia, passai dal pignone 14 al 12 e come scarico una Malbo che “suonava” da Dio. Il mio Malaguti con queste sole modifiche, toccava a 11000 giri la velocità di 115 km/h.
L’ho tenuto circolante per 44.000 km completamente originale (a parte le modifiche di cui sopra). Il Fifty ce l’ho ancora, non ha un graffio, parte al primo colpo. Il suo nome è ROSAMUNDA, per gli amici Rosy.
Basta! Non riesco a mantenermi l’assicurazione del motorino… quella della moto costa meno. Allora decido di prendere la mia “vera” moto. Trovo un’occasione irripetibile e mi compro la Suzuki Djebel 650.
Non aveva l’accensione con il motorino d’avviamento. Aveva il pedale. Dovevi stare attento perché se sbagliavi i tempi, la leva ti tornava indietro senza tanti complimenti. Il suo nome era CRIS. Con CRIS ho provato l’ebbrezza di guidare sulla spiaggia, come i veri tamarri.
Inoltre con CRIS ho inziato ad usare il casco (all’epoca ancora una leggenda), tanto che il primo giorno, stavo facendomi un giro in paese con il casco, vengo fermato dalla Polizia che (GIURO) mi dice: “e tu che ci fai con il casco? Toglitelo e gira senza”.
CRIS è stata venduta.
Passano gli anni e decido di passare alla mia nuova passione: l’aprilia Pegaso.
Questa era PEGGHY.
Aveva un motore aggressivo, “ignorante” come si dice a Roma. In più avevo aggiunto due scarichi Marving che la rendevano ancora più cattiva. Con questa moto ho cominciato a viaggiare. Mi ero già trasferito a Roma e ogni estate mi facevo il viaggetto LAZIO – CALABRIA. Che figata!
Pegghy è stata venduta.
Non contento di questo mi sono preso un’altra Pegaso, precisamente la CUBE 650.
La mia aveva la colorazione più bella (a mio parere) che la Cube abbia avuto. Blu e argento. Il suo nome era Elisabetta, in onore a quella grande topolona cuolide della Canalis. Tenuta in maniera maniacale (come le precedenti) e senza apportare modifiche di nessun tipo.
Purtroppo però accade quello che un motociclista deve mettere in conto. Il primo incidente, anche se chiamarlo incidente è troppo. Un cretino mi ha tagliato la strada, mi ha leggermente urtato e io son cascato per terra.
Per fortuna è stato un incidente irrilevante per me, ma rilevante per le carene di Elisabetta (la meccanica non è stata toccata minimamente).
Ho cercato in lungo e largo le carene originali che non sono riuscito a trovare neanche all’Aprilia.
Ho deciso, quindi, di mettere le carene nero/grigie.
Era chiaro però per me Elisabetta prima era ”morta” e da quella morte era nata Elisabetta Seconda.
Ma una scure cala recentemente su Elisabetta Seconda… le limitazioni al traffico di Roma Fuck You : . Lei è una Euro 0 e non può circolare più. La metto in garage e ce l’ho attualmente in vendita. :
E ora capirete il motivo di questo mega post… due giorni fa mi sono preso la mia moto nuova: la Yamaha Fazer Fz6 S2.
Si chiama Melissa, sempre in onore ad un’altra grande topolona di dimensioni apocalittiche e tettifera, Melissa Satta.
Ho avuto modo di provarla pochissimo ma ve la volevo presentare.
Ecco la mia storia motociclistica in “breve”. Vi chiedo scusa se vi ho rotto i cocomeri.
PS: se vi serve una Pegaso 650 Cube con 43.000 km, gommata di recente e perfetta sia di meccanica che di estetica, sapete come contattarmi.
Statemi Pandosi.